L’Ègira di Maometto nel 622 e la nascita della comunità islamica

(9-24 settembre 622) Maometto con i suoi seguaci lascia la Mecca per trasferirsi a Yathrib, che da lì a poco assumerà il nome di Medina (Madīna an-Nabī, «Città del Profeta»). L’evento, fissato dalla tradizione al 16 luglio e noto come Ègira (dall’arabo hijra, «emigrazione»), segna l’inizio dell’era musulmana.

A un simile sviluppo aveva concorso nel 619 la morte dello zio di Maometto, Abū Tālib, che sino ad allora aveva garantito al nipote la protezione clanica. Maometto si era così trovato sempre più minacciato dal crescente astio dell’ala predominante dei Quraysh per cui, dopo aver invano cercato di stabilirsi nella vicina Taif, aveva accolto l’invito rivoltogli dalle due principali tribù di Yathrib a recarsi nella loro città, ove avrebbe dovuto porsi come arbitro nelle rivalità che intaccavano il loro contesto sociale.

Trasferitosi nella nuova sede, Maometto vi imporrà la cosiddetta «Costituzione di Medina». Tale atto, sancendo l’alleanza tra i medinesi e i fuoriusciti meccani, ne determinerà la fusione, spezzando i vincoli del vecchio tribalismo sulla base di un monoteismo in linea con la tradizione ebraico-cristiana. Nascerà così l’umma («comunità») islamica. 

A Medina Maometto non sarà solo un profeta, ma anche il capo di un vero e proprio Stato. Chi non si adeguerà dovrà lasciare la città o sarà fisicamente eliminato; ciò toccherà ai nuclei ebraici ivi residenti che si opporranno al nuovo credo. Successivamente a ebrei e cristiani sarà concesso di mantenersi nelle loro fedi come «protetti» (dhimmi) dietro pagamento di un tributo. A Medina la nuova religione si doterà pure di uno specifico luogo di preghiera, la moschea (dall’arabo masjid), e preciserà le sue ritualità tra cui l’obbligo per l’orante di orientarsi verso la Mecca.

(17 marzo 624) Nella battaglia di Badr i musulmani hanno ragione di un esercito inviato dalla Mecca per annientarli. La vittoria, attribuita a un miracoloso intervento divino, si rivela doppiamente decisiva, perché segnala alle tribù dell’Arabia il sorgere di una nuova potenza regionale e in quanto rafforza in maniera netta la posizione di Maometto in Medina. Il combattimento segna l’inizio di una vera e propria guerra tra musulmani e meccani che si protrarrà, con andamento variabile, sino alla battaglia detta «del Fossato» (627). Quest’ultimo scontro, combattutosi presso Medina, consisterà in un inutile assedio, portato da preponderanti forze meccane contro un campo trincerato predisposto dallo stesso Maometto. Nei mesi successivi si avrà una rapida disgregazione della potenza meccana, che costringerà gli stessi capi dei Quraysh a trattare con Maometto.

Il negoziato sfocerà in una tregua e permetterà ai musulmani di effettuare pacificamente un loro pellegrinaggio alla Mecca. Ma nel 630 il confronto armato riprenderà. Maometto raggiungerà la Mecca, dove offrirà il perdono per quanti cesseranno di combatterlo. Il gruppo dirigente meccano, accolta l’offerta, si convertirà all’Islam; di contro i musulmani accetteranno di considerare la Ka‘ba, spogliata di tutti gli idoli pagani, come il centro geografico della loro fede.

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