Éva Fahidi ha 94 anni, ma questo non le impedisce di salire sul palcoscenico e di danzare. Questa è la sua vittoria su Auschwitz. Quando aveva 18 anni fu deportata ad Auschwitz-Birkenau, una fra gli oltre quattrocentomila ebrei ungheresi che nel 1944 furono mandati nei campi di concentramento nazisti nell’arco di tre mesi. Nel campo di sterminio ha perduto i genitori, la sorella Gilike e decine di parenti, e per tanti anni ha evitato di parlare di quella tragica esperienza. Dopo una visita ad Auschwitz nel 2003, cinquantanove anni dopo essere stata liberata, ha sentito la necessità di lasciare al mondo la sua testimonianza. Il libro di Éva, L’anima delle cose, è stato pubblicato in tedesco nel 2004, poi in ungherese. Nel 2020 il libro esce per i tipi della nostra casa editrice nella traduzione italiana di Kinga Szokács e Laura Nemes-Jeles, a cura di Elena Matacena.

★★★★★ «Il pregio della testimonianza di Éva Fahidi sta nello sforzo di provare a ricostruire il prima, la vita come è stata quando non era ancora cominciata la Shoah».
Laura Montanari, LA REPUBBLICA

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