Antonio La Penna
La favola antica. Esopo e la sapienza degli schiavi
a cura di Giovanni Niccoli e Stefano Grazzini
La storia di un genere letterario «minore» che, a più di 2500 anni dalla sua fioritura, continua a inquietare la nostra coscienza etico-politica: la favola esopica come voce delle plebi antiche e demistificazione, tanto lucida quanto rassegnata, della violenza insita nella società umana.
Nata in Mesopotamia, la favola antica fiorì nel mondo greco-romano, ai margini della cultura alta delle classi superiori, come particolare genere letterario dove si depositò la visione del mondo e della vita maturata dagli schiavi attraverso i secoli. Con i suoi messaggi asciutti, la favola esopica ci dice che sono le questioni cruciali dell’esistenza – vincere o perdere, pensare o agire al momento giusto, saper giocare di forza o d’astuzia – quelle che occupano la mente di quanti sono costretti a lavorare, ovvero dei ceti subalterni, che nelle società antiche erano prevalentemente gli schiavi >>>

Collana: SENTIERI

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Fiammetta Papi
La lingua italiana in 100 date
Prefazione di Luca Serianni
Da quanto tempo esiste la lingua italiana? Quali sono gli eventi storici, le circostanze sociali, le opere letterarie che ne hanno definito la fisionomia? Da quanto tempo si parla italiano?
Cento date per ripercorrere la storia della nostra lingua: dal Placito capuano alle trasformazioni socioculturali degli ultimi decenni; da Dante Alighieri e i grandi autori della nostra letteratura agli usi dei parlanti e degli scriventi comuni, di tutte le regioni d’Italia; senza dimenticare la lingua della scienza e della tecnica, del cibo, dell’arte e della musica, grazie alle quali l’italiano si è diffuso anche all’estero >>>

Collana: EXTRA SMALL 

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Arnaldo Marcone
Dopo il fascismo
Antonio La Penna e la questione giovanile
La retorica fascista aveva sempre esaltato il ruolo dei giovani: «Una nazione che ha tutta vent’anni», come Margherita Sarfatti aveva definito l’Italia. Dopo la caduta del fascismo i giovani parvero disorientati, e andarono alla ricerca di un approdo sicuro, che solo in parte poteva essere offerto dal pensiero crociano e liberale. Il giovanissimo Antonio La Penna volle riflettere sulla questione centrale di quegli anni, il ripudio dell’ideologia fascista operato da molti intellettuali, suggerendo una via da seguire a quella generazione «sventurata» alla quale anch’egli apparteneva. Il saggio di Antonio La Penna che qui si ripropone ci rivela uno studioso già maturo e coltissimo, alieno da furori ideologici e capace di ripercorrere in modo pacato la biografia intellettuale di una generazione. Arnaldo Marcone presenta il saggio di La Penna, inserendolo nel più ampio tema della questione giovanile e della cultura nell’Italia uscita dal ventennio fascista e proponendo altri testi sull’argomento (Antonio Gramsci, Concetto Marchesi, Carlo Morandi e Luigi Russo). Completa il volume l’attenta rilettura che Marcone offre di un testo significativo di quel momento storico: L’Orologio di Carlo Levi >>>

Collana: STORIE

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Éva Fahidi
L’anima delle cose
È forse possibile riuscire a mantenere integra la propria umanità anche solo dopo un giorno ad Auschwitz?
L’anima delle cose è un libro unico tra le memorie dell’Olocausto. Éva Fahidi arriva ad Auschwitz con la sua famiglia all’alba del 1° luglio 1944 e sarà la sola a uscirne viva. Per molti decenni i ricordi di quella lacerante esperienza vengono sotterrati negli strati più profondi della sua anima: nell’Ungheria comunista del secondo dopoguerra non è opportuno parlare della deportazione. Nelle pagine del suo libro, Éva racconta cosa fu la sua vita prima di Auschwitz. Il suo non è soltanto un libro sulla Shoah, è l’affresco di un’epoca. Attraverso il racconto di Éva, vediamo scorrere le immagini d’un mondo ormai scomparso: quello della borghesia ungherese, cancellato prima dal nazismo e in seguito dal regime comunista. Alla rievocazione dettagliata e straziante delle vicende del campo di sterminio nazista, dal momento del suo arrivo fino alla liberazione nel marzo del 1945, si alternano così i ricordi e le storie dei Fahidi, una famiglia di origine ebraica vissuta nell’Ungheria dei primi decenni del Novecento >>>

Collana: VITE

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Antonio La Penna
Io e l’antico
In conversazione con Arnaldo Marcone il grande classicista si interroga sul posto che l’antico può avere nel mondo di oggi. 
Dalle pagine di questo libro emerge il ritratto di uno dei più grandi studiosi contemporanei del mondo classico. Conversando con Arnaldo Marcone, che è stato suo allievo alla Scuola Normale Superiore di Pisa, Antonio La Penna ripercorre le tappe fondamentali della sua biografia, attingendo ai molti ricordi personali. Dal racconto viene fuori il singolare percorso intellettuale di un ragazzo del Sud il quale, dopo gli studi liceali ad Avellino, giunge sedicenne a Pisa alla Scuola Normale, dove si compie la sua formazione di filologo classico e di studioso di letteratura latina. L’allievo e il maestro proseguono il dialogo cominciato quarant’anni fa, toccando temi a loro cari: la letteratura latina e greca, la storia antica, la storia della cultura e le letterature moderne. Sullo sfondo resta, viva e aperta, la questione del posto che l’antico può ancora avere nel mondo di oggi >>>

★★★★★ «Nel suo buen ritiro sulle colline di Careggi, La Penna racconta la sua infanzia a Bisaccia, poi gli studi scolastici supportati da un padre che si era costruito una solidissima cultura da autodidatta e che gli aveva trasmesso un forte senso del dovere. E ancora la sua carriera alla Scuola Normale di Pisa o il suo amore per Orazio, Sallustio, Properzio».
Fulvio Paloscia, LA REPUBBLICA

★★★★★ «Nella sua casa sulle colline di Firenze, costellata di libri in ogni angolo, una casa che sarebbe piaciuta ad Elias Canetti, Antonio La Penna ha meditato sui nuovi poeti e scrittori del passato classico, ma anche di epoche più recenti, come sottolinea Arnaldo Marcone nel bel libro intervista dedicato al professore».
Paolo Saggese

Collana: RITRATTI